Coibentare una casa vecchia costruita negli anni 30, 60 e 90

Coibentare una vecchia casa può rivelarsi una scelta molto saggia: non soltanto l’immobile acquisterebbe valore, ma perdipiù offrirebbe maggiori garanzie di vivibilità. Perché diciamo ciò? Perché una buona coibentazione garantirebbe un significativo livello di isolamento termoacustico. Si dovranno accendere molto meno stufe e climatizzatori ed i vicini troppo chiassosi non rappresenteranno più un grosso problema. Inoltre farlo in questo periodo è ancora più conveniente grazie all’ecobonus ristrutturazione edilizia 2020 (puoi approfondire sul sito www.theitaliantimes.it)

Vediamo allora come procedere in tal senso tenendo però conto di un’importante discriminante ossia il periodo di costruzione del vostro immobile.

Isolare una casa anni ’30

Negli anni ’30 gli addetti all’edilizia progettavano e costruivano case dotate di mura piene. Questo significa che i mattoni venivano posti l’uno sull’altro evitando di creare delle intercapedini. In uno stabile così concepito non sarà possibile intervenire riempiendo le fessure con dell’isolante termico. Eppure necessario correggere il problema: alcuni studi dimostrano che i muri non isolati, soprattutto nel caso in cui non siano previste delle intercapedini tra un mattone e l’altro, sono fonte di sprechi energetici che incidono pesantemente sui costi di gestione della casa. Tale tipologia di muro peraltro non garantisce alcuna protezione dal caldo o dal freddo costringendovi, come già accennato altrove, a sprecare risorse per riscaldare o raffreddare gli ambienti.

Nel caso delle costruzioni anni ’30 perciò si è pensato di intervenire avvolgendo il perimetro dell’abitazione con del materiale isolante. I tecnici procedono, a seconda dei casi, agendo sulle pareti interne o esterne.

Nel momento in cui dovessero proporvi di scegliere tra un cappotto esterno o interno cercate sempre di decidere basandovi sui consigli di un esperto Ciascuna variante può rivelarsi ottima o pessima a seconda del contesto abitativo su cui si interviene.

Isolare una casa anni 60 – 90

Le case costruite tra gli anni ’60 e gli anni ’90 presentano delle caratteristiche strutturali per cui una coibentazione efficace può essere ottenuta soltanto seguendo precise linee guida.

Iniziamo col dire che di norma l’edilizia in quel periodo era orientata sulla costruzione di ambienti molto ampi, oggi difficilmente visibili in una casa di moderna concezione. Sicuramente gli spazi risultavano meno asfittici e più gestibili, ma il riscaldamento degli interni rappresentava un grosso problema proprio per via della metratura delle stanze. I rivestimenti di queste abitazioni venivano spesso realizzati sfruttando materiali economici e per questo poco efficienti dal punto di vista del termoisolamento. Ciò significa che nella maggior parte dei casi gli edifici costruiti in questo periodo presentano pareti sottili, infissi non isolanti e vetri poco filtranti.

C’è di buono però che i muri sono di solito ricchi di intercapedini, cosa che in qualche modo contribuiva ad isolare termicamente gli ambienti. Questo isolamento si verifica soltanto quando le intercapedini hanno piccole dimensioni, ma non quando sono più larghe di un paio di centimetri. Purtroppo molti degli edifici costruiti in quel periodo presentano intercapedini grandi se non addirittura enormi (si arriva anche ai 30 centimetri). Invece che isolare gli ambienti insomma si creavano tutte le condizioni ideali per dar vita ad una significativa dispersione termica con annessi problemi di umidità. In questi casi per prevenire la formazione di muffa si utilizza la pittura termica che come scritto sul sito Greenlies.it, non apporta alcun beneficio all’isolamento termico dell’edificio ma rende più uniforme la temperatura dei muri, prevenendo la formazioni di muffe. Per questo è chiamata anche pittura anticondensa e il suo utilizzo è consigliato in cucina ed in bagno, dove si forma più umidità.

Insufflaggio

Dopo questa necessaria premessa vediamo quali tecniche di isolamento termico ed acustico è consigliabile scegliere nel caso di un’abitazione costruita tra gli anni ’60 e gli anni ’90. Il suggerimento è quello di orientarsi su materiali sciolti per insufflaggio ed in particolar modo sulla fibra di cellulosa.

Ciò perché tale tecnica si è nel tempo rivelata efficace nel limitare o addirittura nell’eliminare del tutto i problemi di dispersione termica. Optare per tale soluzione insomma potrebbe voler dire accantonare definitivamente l’idea di costruire un cappotto e quindi spendere meno ottenendo gli stessi risultati. Un rivestimento interno o esterno delle pareti potrebbe modificare significativamente, e non necessariamente in meglio, l’aspetto dell’immobile. Meglio perciò non rischiare.

L’insufflaggio, interno o esterno che sia, risulta in sintesi poco invasivo, non richiede grosse opere murarie, non danneggia gli ambienti e tra le spese extra connesse all’intervento sarà tuttalpiù necessario considerare il costo di alcuni ritocchi alla tinteggiatura, magari ricorrendo all’utilizzo di una pittura termica. Si tratta insomma di una soluzione di per sé economica e che non comporta spese accessorie di entità considerevole.

Sono ovviamente possibili anche altre opzioni ma sappiate che ciascuna di esse, per quanto efficace, sarà sicuramente più costosa e meno pratica rispetto all’insufflaggio.